Negroamaro e Primitivo. Gli ambasciatori della Puglia da bere

Negroamaro e Primitivo. Gli ambasciatori della Puglia da bere

Dal significato del loro nome all’andamento sul mercato. Tutto sui due vitigni autoctoni a bacca rossa, fiore all’occhiello della Puglia

vitigno Primitivo

Entrambi rappresentano degnamente la Puglia oltre i confini territoriali. Le particolari condizioni climatiche della regione e l’esposizione al sole per lunghi periodi dei vitigni, conferiscono specifiche proprietà ai suoi vini. Stiamo parlando del Negroamaro e del Primitivo.

Negroamaro e Primitivo. Aspetti in comune e tratti distintivi

Pur essendo simili sotto molti aspetti, la loro storia e alcuni tratti distintivi li rendono unici nel loro genere.

Il primo è molto diffuso nelle province di Brindisi e Lecce ed è conosciuto anche con altri nomi quali Niuru Maru, Nicra Amaro o Nero Leccese. La sua, è una storia molto antica e sembra risalire addirittura ai tempi dell’invasione da parte del popolo ellenico sul territorio pugliese. Il nome Negroamaro, deriva sia dal colore caratteristico, un rosso rubino talmente intenso da sembrare quasi nero, sia dal sapore denso e persistente che lascia in bocca una piacevole nota amara. La struttura corposa e ricca di sfumature gli dona una gradazione alcolica superiore ai 14 gradi; mentre gli aromi fruttati, che ricordano l’amarena e la prugna, lo rendono un vino dal sapore affascinante e complesso.

Il primitivo, invece, è così chiamato a causa della precoce maturazione delle uve. Il suo habitat naturale lo ha trovato soprattutto nelle province di Taranto e Bari. Sembra, che le sue origini risalgono a più di 2000 anni fa e che provenga dalla Dalmazia, dalla Croazia o addirittura dall’ Ungheria. Come il Negroamaro, anch’esso presenta un colore rosso intenso, con una profumazione di bacche nere come more e lampone e umori floreali di violetta. Se però, il vino è stato conservato in botti di legno, è possibile percepire anche profumi tostati, speziati, vanigliati, tabaccosi e balsamici. Inoltre, la presenza del tannino è mitigata dall’alta concentrazione zuccherina e il gusto, che persiste a lungo sul palato, risulta morbido ed avvolgente.

Nella lista degli aspetti in comune rientra, anche l’abbinamento culinario. Entrambi, infatti, vanno d’accordo con la cucina regionale, e soprattutto con piatti a base di carne, cacciagione e formaggi stagionati. Altra caratteristica che condividono è la poliedricità per la diversificazione del prodotto. Si prestano a varie trasformazioni: rosso fermo, rosato, liquoroso, passito, spumante e bianco.

vino

Primitivo: uno dei vini più venduti in Italia

Con un incremento dei consumi in volume del 5,2% e dell’11% in valore, il Primitivo, è uno dei vini più venduti in Italia con più di 4 milioni e mezzo di litri. Ciò è quanto emerso dall’analisi della Coldiretti Puglia, basata su dati IRI sulla Distribuzione Moderna nel 2021 e diffusa in occasione del Vinataly. Tale aumento arriva dopo una crescita del 23% avvenuta nel 2020, e sottolinea un profondo cambiamento nelle abitudini degli italiani, che in un periodo di pandemia e conflitti internazionali, hanno prediletto le produzioni di vino locali.

Si stima, infine, che il vino oltre ad essere sinonimo di piacere e benessere, sia un’opportunità di lavoro per più di un milione e duecentocinquantamila italiani impegnati direttamente in vigne, cantine, distribuzione commerciale o attività connesse.

Primitivo e Negroamaro

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